Fra un tweet ed un altro

La volta buona tenendo i piedi per terra

Questo fine settimana si è aperto con un messaggio del presidente del Consiglio Matteo Renzi che recita: “Spread sotto quota 100, 1.000 ex precari assunti a Melfi col Jobs act, via segreto bancario non solo in Svizzera, dai che è #lavoltabuona”. In effetti l’allentarsi della tensione per la Grecia, Syriza dopo aver minacciato chissà che, rispetterà gli impegni, e l’arrivo del quantitative easing annunciato a gennaio dalla Bce, hanno dato una boccata d’ossigeno ai mercati e anche le borse sono in positivo. Dall’inizio di marzo, la Bce darà inizio a un programma di acquisto di 1.100 miliardi di titoli, in gran parte pubblici e nei giorni scorsi ha fatto sapere che a gennaio nell’Eurozona i prestiti al settore privato sono cresciuti dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2014. Se volessimo darci all’ottimismo più sfrenato, avremmo anche la possibilità di citare la decisione della Commissione europea di non aprire la procedura contro l’Italia. Purtroppo è proprio la decisione della Commissione a gettare una luce impietosa sul nostro Paese, per cui il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha spiegato che “l’applicazione rigida della regola del debito avrebbe richiesto una correzione troppo brutale”, mettendoci“in una situazione economica insostenibile”. Il che significa non che noi siamo al di fuori delle preoccupazioni dell’Unione europea, ma che al contrario, le preoccupazioni nei nostri confronti sono tali da volerci evitare una situazione ancora più gravosa. Il vicepresidente dell’esecutivo Ue con delega all’euro, Valdis Dombrovskis è stato ancora più netto a riguardo, dicendo che gli “squilibri sono rimasti invariati” e che dunque richiedono un monitoraggio “specifico e decise azioni politiche” . La situazione dell’Italia è infatti anche comune al Belgio e alla Francia, alla quale vengono dati 2 anni di tempo, fino al 2017, per riportare il rapporto deficit/Pil sotto il 3%. E anche se la Germania è messa sotto controllo, ma per motivi nettamente diversi: per gli eccessivi incrementi delle esportazioni, per la bassa crescita dei consumi interni, nonostante il forte incremento delle partite correnti commerciali e finanziarie. L’Italia trova contro di se i dati di eurostat dell’autunno scorso, per cui appare il fanalino di coda dell’Unione. Tanto che Moscovici si è preoccupato di ricordare che devono essere fatti gli sforzi necessari per ridurre il debito pubblico, perché “la regola del debito non è una regola caduca”. È vero che la Commissione ha giudicato positivamente la riforma del lavoro portata avanti dal governo Renzi, ma aspetteremmo a bearci sugli allori. Del resto il premier nel suo tweet ha detto “dai”, che interpretiamo come dai, andiamo avanti. Il Tesoro sta realizzando una limitata (dannosa?) ulteriore cessione di azioni Enel, ed è impegnato a valutare la privatizzazione sempre parziale della Rai. Non vogliamo entrare ora nella questione di cosa sia strategico per lo Stato e cosa no, semplicemente, se si vuole mantenere la maggioranza delle azioni in mano pubblica, occorre garantire ai privati una formidabile capacità di gestione, altrimenti il loro investimento verrà dilapidato rapidamente, come si è visto ad esempio, con Alitalia. Speriamo davvero che sia la volta buona, ma aspettiamo i fatti. Anche la riforma della Rai, alle prese con una vigilanza sempre più insofferente, sarà un passaggio importante per capire cosa riesca a cambiare davvero del Paese il premier fra un suo tweet ed un altro.

Roma, 27 febbraio 2015